Papa
15. 5. 2025 ⋅ Lidia
“Morto un Papa, se ne fa un altro”, questa volta non è solo un proverbio, ma è successo davvero!
In questi giorni questo modo di dire è diventato cronaca. Papa Francesco è morto. E mentre il mondo si commuove, mentre i social si riempiono di sue foto sorridenti e il mondo intero lo saluta con affetto, il Vaticano, come da copione, si è rimesso in moto.
Il Conclave si è riunito, le porte della Cappella Sistina sono state chiuse, fumata bianca e… hanno eletto un nuovo Papa.
“Morto un Papa se ne fa un altro” è uno di quei modi di dire italiani che sembrano duri, magari un po’ cinici, ma in fondo racchiudono una verità grande quanto San Pietro. Questo proverbio nasce nel cuore della Chiesa cattolica, dove alla morte di un Papa non si lascia mai il vuoto: i cardinali si riuniscono in Conclave e si elegge subito il successore. La Chiesa va avanti, con ordine, senza esitazioni, e questo proverbio lo racconta perfettamente, con quell’ironia tipicamente italiana che trasforma anche la fine di un’epoca in un’espressione da bar.
Il dolore per la perdita è reale, ma l’impegno a portare avanti la missione non si interrompe. Non si tratta di cinismo, ma di realismo: la storia non aspetta nessuno.
Proprio come accade ora, con la Chiesa che, dopo aver pianto Papa Francesco, è già pronta ad accogliere il nuovo Pontefice Leone XIV.
Non è un concetto esclusivo del Vaticano; già nel Medioevo, in Francia, alla morte di un sovrano si gridava: “Le roi est mort, vive le roi!” (“Il re è morto, viva il re!”).
Anche in Inghilterra, con la formula “The King is dead, long live the King!”, si sanciva subito il passaggio di potere.
Il messaggio era chiaro: l'istituzione sopravvive alla persona.
In Italia, dove la monarchia non ha mai avuto un ruolo centrale come in altri paesi europei, il protagonista del proverbio non poteva che essere il Papa.
Così, "morto un Papa se ne fa un altro" è diventato non solo un modo di dire, ma una filosofia di resilienza: accettare il cambiamento, pur nel dolore, e andare avanti.
Oggi questo proverbio esce dal contesto ecclesiastico e vive nella vita quotidiana. Il tuo capo se ne va? Morto un Papa... Ti lascia la ragazza? … se ne fa un’altra. Ti si rompe il cellulare? Se ne compra un altro. È l’inno pop dell’adattamento, il mantra perfetto per affrontare il cambiamento con una scrollata di spalla.
E così arriviamo a oggi. Papa Francesco, che ci ha salutati il 21 aprile 2025, è stato un Papa speciale: parlava semplice, sorrideva tanto, usava parole che capivano tutti. Girava in Panda e salutava dicendo “buonasera” come un buon vicino di casa. È stato un simbolo di umiltà e apertura. Ci mancherà, ma come sempre, la Chiesa non ha tempo per fermarsi e in meno di due settimane ne ha già eletto uno nuovo, che, speriamo porti una ventata d’aria nuovo in questo complicato periodo storico…