Come è possibile dire tutto… senza dire niente
26. 4. 2025 ⋅ Lidia
Una guida (affettuosa) alla comunicazione italiana… tra silenzi, sorrisi e “boh”.
Se hai già passato un po’ di tempo in Italia o anche solo hai fatto qualche lezione d’italiano, probabilmente ti sarà capitato di sentire frasi come:
“Ci sentiamo!”
“Vediamo…”
“Facciamo uno di questi giorni!”
E forse ti sei chiesto: Ma… succederà davvero?
Spoiler: quasi mai.
Benvenuto nel meraviglioso universo della comunicazione italiana, dove non sempre le parole vogliono dire quello che sembrano. O meglio: lo vogliono dire… ma con stile, con tatto, con quel tocco di ambiguità che è, in fondo, un atto d’amore.
In molte culture, la comunicazione è diretta, chiara, quasi chirurgica: sì è sì, no è no, forse è 50%.
In Italia, invece, il “sì” può essere un “ni”, il “no” si trasforma in un “vediamo”, e il “forse” diventa una porta aperta verso l’infinito.
Non è confusione. È eleganza relazionale.
Dire “no” in modo secco, per esempio, può sembrare scortese.
Molto meglio usare un “ti faccio sapere”, che lascia tutto in sospeso ma con gentilezza.
Oppure il celebre “ci sentiamo!”, che non obbliga a nulla, ma suona comunque caloroso e disponibile. Anche se poi… non ci si sentirà mai.
E che dire di “vediamo”? È l’eroe silenzioso della frase italiana: tre sillabe che non dicono niente, ma fanno sentire tutti a proprio agio. “Vediamo” non rifiuta, non accetta, non decide. È il modo perfetto per rimandare ogni decisione a un futuro indefinito che — diciamolo — non arriverà mai.
In alcuni contesti significherebbe valuterò la proposta con attenzione.
In italiano, invece, “vediamo” è spesso un sinonimo gentile di “non credo proprio”.
Immagina un invito:
– “Andiamo a correre domattina alle 7?”
– “Eh… vediamo.”
Sorriso. Pausa. Fine della corsa (prima ancora di iniziare).
E poi c’è “boh”, una delle parole più brevi e più ricche del vocabolario italiano.
Può voler dire “non lo so”, ma anche “non saprei che dire”, oppure “non c’è una risposta, accettiamo il mistero”.
È usato quando non si ha voglia di spiegare, quando si è confusi, o quando la domanda è troppo complicata per la vita che stiamo vivendo.
– “Secondo te perché il tuo coinquilino ha lasciato la lavatrice piena di roba bagnata da due giorni?”
– “Boh.”
E funziona. Sempre.
Un dialogo italiano medio può contenere più “boh” che verbi, e nessuno si sentirà meno compreso per questo.
“Boh” è la risposta perfetta a mille domande: da “che tempo farà domani?” a “cosa vuoi fare nella vita?”
È onesta, umana, universale.
E se non sai cosa dire, boh, va sempre bene.
Ma attenzione: non è solo questione di parole. Il tono è tutto.
Il bello (o il difficile) è che il significato vero non è nella frase, ma nel modo in cui viene detta.
Un “figurati” può essere sinceramente generoso, oppure passivo-aggressivo.
Se qualcuno ti dice “figurati!” dopo che ti scusi per un piccolo ritardo, probabilmente è sincero.
Ma se lo dice con un mezzo sorriso, dopo che hai dimenticato per la terza volta di restituirgli il libro che ti ha prestato, è molto possibile che intenda: “Non ti preoccupare… ma sappi che ti giudico.”
Un “tranquillo” per esempio, può rassicurare… o preoccupare tantissimo, a seconda del tono.
Un “magari” può essere un desiderio profondo, oppure un rifiuto elegante.
È per questo che l’italiano non si impara solo con i libri.
Serve ascoltare le intonazioni, osservare gli sguardi, leggere tra le righe.
Serve allenare l’orecchio… e il cuore.
C’è anche un certo piacere tutto italiano nel parlare per parlare.
Riempiamo le frasi di “cioè”, “tipo”, “praticamente”, “nel senso…” – parole che non aggiungono informazioni, ma che ci danno il tempo di pensare, o semplicemente ci fanno compagnia.
Insomma, in Italia si comunica tantissimo anche senza parlare davvero.
O meglio: si parla moltissimo, ma il significato vero è tra le righe, nei sottintesi, nei gesti, nel contesto.
Per chi studia l’italiano, questo può essere difficile all’inizio, bisogna abituarsi all’idea che non tutto è sempre bianco o nero.
Ma è anche una delle cose più belle da scoprire.
Quindi, la prossima volta che un italiano vi dice “ci sentiamo”, non aspettate il telefono che squilla.
Non è maleducazione, è solo… stile.
E se vi risponde con un “boh”, non insistete troppo: è già una risposta filosofica.
In fondo, parlare senza dire è un’arte. E come tutte le arti italiane, richiede un po’ di pazienza, molta osservazione, e un certo senso dell’umorismo.