Un caffè, per favore!
25. 3. 2025 ⋅ Edoardo
Tra le novità portate dal 2025 c’è anche l’incredibile aumento dei prezzi del caffè.
Come per il cacao, anche nel caso del caffè l’origine dei rialzi è dovuta alla crisi climatica, in particolare alle condizioni meteorologiche fuori dalla norma che hanno danneggiato i raccolti. Non fa eccezione il Brasile. Il paese sudamericano è il più grande produttore di caffè da 150 anni: la pianta è coltivata su due milioni di ettari di terreno, che in media garantiscono ogni anno circa 3,3 milioni di tonnellate di semi di caffè, due terzi dei quali sono destinati all’esportazione. Ma negli ultimi tempi i quasi trecentomila coltivatori brasiliani hanno subito drastici cali dei raccolti a causa di eventi meteo fuori dalla norma, come periodi di caldo e secchi senza precedenti.
Nel 2024 alcune delle zone più importanti nella coltivazione del caffè hanno avuto i tassi di pioggia più bassi degli ultimi quarant’anni. Miguel Erthal, proprietario di una grande piantagione nello stato di Rio de Janeiro, ha raccontato che invece dei soliti 23mila sacchi da 60kg di caffè all’anno, nel 2024 la sua azienda ne ha prodotti appena 3mila, l’88 per cento in meno. Così il prezzo è passato in poco tempo da seicento reais (circa 95 euro) al sacco a duemila reais (310 euro).
Il Brasile rappresenta il 35 per cento della produzione globale, ma non è l’unico protagonista del mercato ad avere problemi. L’altro è il Vietnam, il secondo produttore mondiale, specializzato nella varietà robusta. Anche i coltivatori del paese asiatico sono stati penalizzati dalla scarse precipitazioni e non guardano al futuro con ottimismo: le associazioni di categoria prevedono che entro il 2050 la produzione vietnamita possa addirittura dimezzarsi.
Corre rischi anche il terzo produttore mondiale, la Colombia, ma non solo per il cambiamento climatico, visto che sul paese incombe lo spettro della guerra commerciale. Lo dimostrano i dazi minacciati a gennaio dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump dopo che il governo di Bogotà aveva rifiutato di accogliere un gruppo di immigrati rimpatriati dalla Casa Bianca. Oltre al petrolio, tra i prodotti più penalizzati dall’eventuale imposizione di dazi americani c’era proprio il caffè: attualmente quello colombiano costituisce il 20 per cento del caffè importato negli Stati Uniti.
E in Italia com’è la situazione?
Ad aprile 2024 il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha divulgato alcuni dati che mostrano quanto il prezzo di un caffè al bar sia aumentato nei capoluoghi di regione italiani negli ultimi tre anni.
Nel 2021 un caffè costava mediamente 1,03 euro. In diverse città costava meno di un euro e quello più costoso era a Bolzano, venduto a 1,18 euro. Nel 2024, tre anni dopo, il costo del caffè è aumentato molto: 1,18 euro è diventato il prezzo medio, con diverse città in cui si supera 1,20 euro, come Bolzano, Trento, Trieste, Pescara, Bologna, Torino e Venezia. Oggi l’unico capoluogo in cui in media si spende meno di 1 euro per il caffè è Catanzaro.
Questo significa un aumento del 15%.
Il caffè espresso al bar è una delle tradizioni più radicate in Italia, e altrettanto radicata è l’idea che il suo prezzo non dovrebbe allontanarsi da un euro. Ormai però è una convinzione totalmente irrealistica.