Eptacaidecafobia e la scaramanzia in Italia
22. 5. 2024 ⋅ Lidia
Qualche giorno fa è stato “venerdì 17” e per gli italiani è un presagio di sventura, perché?
La sfortuna del numero 17 risale addirittura agli antichi greci. Per i seguaci di Pitagora, il 17 era un numero scomodo che spezza la simmetria tra il 16 e il 18, considerati perfetti. Ma non è tutto: anche nell’Antico Testamento il 17 assume un significato negativo, essendo il giorno in cui iniziò il diluvio universale, una catastrofe biblica.
La leggenda dal 17 ha delle spiegazioni anche nella Roma imperiale, sulle tombe era consuetudine incidere la scritta “VIXI”, ovvero “vissi, ho vissuto”, quindi, sottinteso, “sono morto”, e questa iscrizione è l’anagramma “XVII” (=17 in numeri romani).
Ma perché proprio il venerdì porta sfortuna? Anche qui, la storia ci offre una possibile spiegazione: nel cristianesimo, il venerdì è il giorno della crocifissione e della passione di Gesù, un evento che ha contribuito a rendere questo giorno della settimana un simbolo di lutto e sofferenza. L’unione di questi due elementi, il numero 17 e il venerdì, ha dato vita a una superstizione tutta italiana: l’eptacaidecafobia, la paura irrazionale del venerdì 17. Una paura che si manifesta in modi diversi: c’è chi evita di viaggiare, chi non firma contratti importanti e chi si affida a riti scaramantici per scongiurare la malasorte.
Gli italiani siamo il popolo più superstizioso d’Europa, anche se difficilmente lo ammettiamo e in questo articolo parleremo delle superstizioni più diffuse in Italia, insomma tutte quelle convinzioni più o meno fondate che ci portano ad avere (o non avere) specifici comportamenti, o tenere con noi specifici oggetti (pietre, amuleti, cose varie) per portarci fortuna o, al contrario, per allontanare la sfortuna.
Se passeggiamo per le strade del centro storico di Napoli o di altre città del sud Italia possiamo vedere molti di questi oggetti di cui abbiamo parlato. Nei quartieri più popolari, possiamo notare alcune bancarelle o negozietti che vendono migliaia di piccoli portafortuna: portachiavi o ciondoli a forma di corno, di ferro di cavallo, di quadrifoglio o di mani che fanno il gesto delle corna.
Di superstizioni ce ne sono davvero tante, e tanti di noi ne hanno anche alcune personali: ad esempio ci sono persone che, ogni volta che devono fare una verifica a scuola o un esame all’università, indossano sempre lo stesso indumento, una maglietta, dei calzini o pantaloni, o un particolare accessorio, un braccialetto, un anello o una collanina.
Alcune superstizioni hanno una ben precisa ragione culturale, altre sembrano inspiegabili: per esempio se è comprensibile che lo specchio rotto, e quindi la propria immagine riflessa spezzata, possa far pensare a cattive conseguenze, che cosa dire del cappello posato sul letto o dell’ombrello aperto in casa o del passaggio sotto le scale? Alcune cose non hanno un vero senso; gli italiani hanno superstizioni tutte particolari: non “toccano legno”, ma ferro, non temono il numero 13 ma piuttosto il 17.
Inoltre, alcune superstizioni sono legate al cibo: per esempio, far cadere l’olio o il sale, quest’ultima è una superstizione napoletana diffusa ormai in tutta Italia: rovesciare il sale, infatti, è presagio di grandi sfortune. Ma – se vi capita – niente paura: è sufficiente raccoglierne qualche pizzico con le dita e lanciarlo dietro di sé. In questo modo, avrete scacciato tutta la sfortuna. Per capire perché proprio il sale sia oggetto di tante attenzioni, è necessario tornare ai tempi dell’antica Roma, in cui il sale era considerato un vero e proprio prodotto di lusso, tanto da essere usato come forma di pagamento per i soldati: pensate, è proprio da qui che deriva il termine “salario”, ovvero “stipendio”!
Lo stesso con l’olio, quando cade è considerata una disgrazia perché si tratta di un prodotto di primaria importanza per cibarsi e quindi per sopravvivere, soprattutto in passato, in tempi di povertà.
Anche legate all’aglio ci sono delle credenze, secondo una tradizione popolare del Sud Italia, l’aglio è un vero e proprio antidoto contro i vampiri. Oltre alle sue molteplici proprietà nutrizionali, tra cui la capacità di scacciare il raffreddore, si dice proprio che tenga lontani i vampiri. Per questo è possibile trovare dell’aglio appeso fuori dalle case.
E a tavola durante un pranzo o una cena? Non bisogna mai essere in 13, perché a questa situazione si associa l’Ultima cena, dove siedono a tavola i dodici discepoli e Gesù, che poi muore.
Insomma, per molti la scaramanzia italiana può sembrare strana o irrazionale, ma per altri è una parte importante della loro identità culturale. Le persone possono prendere decisioni basate sulla superstizione, come evitare di fare determinate azioni in certi giorni o cercare segni di buona o cattiva sorte prima di prendere decisioni importanti.
Certamente può variare da persona a persona e da regione a regione, ma comprendere e rispettare queste tradizioni ti aiuterà a connetterti meglio con la cultura italiana e ad apprezzarne la profondità e la diversità.
Per finire citiamo Eduardo De Filippo: “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male”.