Tutto quello che devi sapere sul Natale
18. 12. 2023 ⋅ Edoardo
Cominciamo dai fondamentali. Il Natale, che cattolici e protestanti celebrano ogni anno il 25 dicembre, è una festa in cui si ricorda la nascita di Gesù: ma anche prima del Natale cristiano molte culture organizzavano delle celebrazioni in questo periodo. Non si sa con esattezza da quanto tempo i cristiani festeggino il Natale, ma è almeno dal 336 d.C., come è indicato nel Cronografo del 354, una specie di calendario che è il primo documento a contenere un riferimento al Natale.
Però nessuno dei Vangeli suggerisce in quale mese dell’anno potrebbe essere nato Gesù e nemmeno l’anno, quindi quello che consideriamo l’anno 1 è l’anno 1 solo perché un monaco di nome Dionigi il Piccolo provò a calcolare (male) la data di nascita. Per secoli i primi cristiani proposero varie date in cui secondo loro poteva essere nato Gesù, tra cui il 18 novembre, il 28 marzo e il 20 maggio. Il 25 dicembre è stato infine scelto per «cristianizzare» le feste pagane che si celebravano già nell’Impero romano alla fine di dicembre: i Saturnali.
Cos’erano i Saturnali, cioè il Natale prima del Natale
I Saturnali, Saturnalia in latino, si celebravano dal 17 al 23 dicembre in onore del dio Saturno. Come avveniva anche con le antiche feste che con il tempo si sono trasformate nel Carnevale, durante i Saturnali le comuni regole sociali venivano invertite: tra le altre cose capitava che i padroni servissero a tavola i loro schiavi. Se molte persone oggi pensano che il Natale sia il giorno più bello dell’anno, il poeta Catullo già chiamava «Optimo dierum», il migliore dei giorni, il 17 dicembre. Molte tradizioni dei Saturnali si sono trasmesse al Natale cristiano e tra queste lo scambio dei regali.
Le altre tradizioni natalizie
Nel corso del tempo e con la diffusione del cristianesimo, il Natale si è arricchito di molte altre tradizioni a loro volta provenienti da altre celebrazioni del solstizio d’inverno. L’albero di Natale, per esempio, arriva dalla tradizione germanica della festa del solstizio d’inverno, chiamata Yule; nelle lingue scandinave il periodo del Natale si indica tuttora con espressioni che derivano chiaramente da questo termine, Jul in svedese, danese e norvegese, Jól in islandese. Altri elementi tradizionali pagani sono passati invece alla festa di Capodanno: tra questi i fuochi e i falò.
La storia dietro Babbo Natale invece è più complessa. L’Encyclopedia Britannica spiega che questa figura è nata a partire da quella di san Nicola di Bari – anche noto come san Nicola di Myra, città nell’attuale Turchia di cui era vescovo: il corpo fu portato a Bari dopo la morte –, che si celebra il 6 dicembre; il culto di questo santo è sempre stato legato all’idea dei doni recapitati ai bambini. E nel tempo la sua figura si è evoluta in quella di Babbo Natale, passando per il Sinterklaas olandese, portato nella colonia americana di New Amsterdam, poi diventata New York, e lì trasformatosi in Santa Claus: la sua rappresentazione più diffusa, quella di un uomo panciuto con barba e capelli bianchi, vestito di rosso, sebbene già presente in alcune raffigurazioni precedenti, si deve alle campagne pubblicitarie natalizie create a partire dal 1931 dall’illustratore Haddon Sundblom per la Coca-Cola. Con il diffondersi della cultura americana nel mondo, dopo la Seconda guerra mondiale, Babbo Natale è diventato popolare anche in Italia, dove nella maggior parte delle regioni ha preso il posto di Gesù bambino, santa Lucia o san Nicola nel portare i doni ai bambini.
Calendari diversi e natali a gennaio
In molti paesi del mondo il Natale si festeggia invece il 7 gennaio e non il 25 dicembre. Il motivo della differenza nelle date tra cristiani orientali e ortodossi da una parte e cattolici e protestanti dall’altra risale all’antica Roma, e ha a che fare con una differenza di calendario: i cattolici e i protestanti usano quello gregoriano, mentre il calendario delle festività degli ortodossi, il calendario liturgico, è indipendente da quello civile e basato sull’antico calendario giuliano. Oggi il Natale ortodosso è celebrato da circa 260 milioni di persone in tutto il mondo. Alcuni ortodossi hanno preferito però adattarsi al calendario gregoriano: il Natale greco, per esempio, coincide con quello cattolico. Altri paesi hanno invece fatto la scelta di affiancare il 25 dicembre alla tradizionale festività ortodossa, e quindi di concedere un giorno festivo in entrambe le date. Lo hanno fatto la Moldavia nel 2013 e l’Ucraina nel 2017. In Ucraina poi la questione è particolarmente complicata dagli ultimi anni di conflitti con la Russia (prima nel 2014, poi l’invasione del 2022), che hanno portato alla separazione della Chiesa ortodossa ucraina da quella russa e a crescenti divisioni. Nel 2022 per la prima volta la Chiesa ucraina ha consentito anche ai fedeli ortodossi di celebrare il Natale il 25 dicembre anziché il 7 gennaio come tradizione, provocando molte polemiche in Russia.
L’Epifania e i re magi
Nel cattolicesimo il 6 gennaio è la festa dell’Epifania, cioè il giorno in cui per i cristiani Gesù sarebbe stato visto per la prima volta in pubblico, la manifestazione fisica di Dio. Il 6 gennaio fu scelto contando dodici giorni dal 25 dicembre: perché si decise proprio dodici giorni non è chiaro, ma probabilmente si volle assorbire nel cristianesimo un antico rito pagano legato alla dea Diana. Nell’antica Roma questa divinità, protettrice della fertilità e simbolo di rinascita, veniva infatti festeggiata dodici giorni dopo il solstizio d’inverno.
Nei paesi di tradizione cristiana l’Epifania viene celebrata anche donando regali ai bambini: in Italia si associano i doni alla figura folcloristica e profana della Befana (il cui nome deriva proprio da Epifania), una donna anziana che vola su una scopa e che consegna dolci a chi si è comportato bene e carbone agli altri, inserendoli dentro una calza. In altri paesi, come la Spagna, a consegnare i regali sono invece i magi.
Secondo la tradizione cristiana, nel giorno dell’Epifania Gesù fu visitato dai magi, spesso identificati come tre re orientali che gli portarono dei doni – oro, incenso e mirra – dopo essere arrivati a Betlemme seguendo una «stella cometa» (espressione che unisce due tipi di corpi celesti in realtà del tutto distinti). Dal punto di vista teologico, la venuta dei magi rappresenta allegoricamente il riconoscimento della natura divina di Gesù da parte dei popoli non ebrei, a cui più avanti sarebbe stata destinata la sua predicazione. Si dice che i loro nomi fossero Gaspare, Melchiorre e Baldassarre e che fossero di tre etnie diverse: uno bianco, uno nero e uno mediorientale.
Cosa dicono i Vangeli dei re magi
Non molto, come per tutte le cose che riguardano l’infanzia di Gesù. Solo uno dei quattro Vangeli canonici (quelli accettati dalla Chiesa cattolica) li nomina: quello di Matteo, nel secondo capitolo. Non dice quanti fossero, come si chiamassero o da dove venissero esattamente. Secondo il racconto di Matteo furono loro che dissero al re Erode che era nato Gesù: fu quindi a causa loro che Erode fece uccidere tutti i bambini sotto i due anni della zona di Betlemme. Erode poi chiese loro di informarlo al ritorno da Betlemme, ma i magi furono «avvertiti in sogno» di non tornare da lui.
Le tradizioni successive hanno arricchito di particolari la storia dei magi. Per esempio solo nel III secolo si cominciò a dire che fossero dei re: solitamente Baldassarre è rappresentato come re dell’Arabia, Melchiorre come re della Persia e Gaspare come re dell’India. In altre parti del mondo i cristiani usano nomi diversi. Ai cristiani cinesi piace pensare che uno dei magi venisse dalla Cina.