Apocalisse

9. 8. 2022 ⋅ Edoardo C.

Adesso che la guerra nucleare sembra essere alle porte, il tema dell’apocalisse è di stretta attualità, ma a dire il vero è da un po’ di anni che film, serie tv e documentari di ogni genere ci rompono le palle con questa storia della fine del mondo.

È come l’antica storia di Pierino che grida “Al lupo! Al lupo!” per prendere in giro i vicini di casa, e poi quando il lupo arriva davvero, nessuno ci crede.

Proprio ora che con la pandemia, la guerra e il disastro ambientale la fine del mondo sembra essere più vicina che mai, io non c’ho più voglia di pensarci seriamente. È da troppo tempo che ci spaccano i coglioni.

Ma se potessi scegliere il tipo di apocalisse che vorrei, sceglierei certamente quella zombie. Può sembrare banale, è vero, ma lo spettacolo di una marea di zombie che ballano come Michael Jackson in Piazza della Città Vecchia a Praga sarebbe imperdibile.

Se escludiamo la mia apocalisse preferita, credo che la più probabile di questi tempi sia il disastro nucleare, come ho già detto. 

Chissà cosa penserà quel signore russo prima di premere il pulsante della bomba nucleare. Qualcosa del tipo: “Adesso gliela faccio pagare a questi miseri esseri umani!”.


E quindi “Bum!”, milioni e poi miliardi di morti.

Si salveranno solo i pochissimi che avranno trovato riparo in un bunker antinucleare. E io spero di essere uno di questi pochi fortunati. 

Nel bunker mi porterei senza dubbio una friggitrice e molto olio per friggere, perché come tutti sanno, “fritto è buono tutto, anche una scarpa”. In questo modo forse avrò qualche problemino intestinale, ma certamente mangerei sempre cose buone, anche le mie scarpe.

Bisognerà stare molti anni chiusi in quei bunker, a causa delle radiazioni.

I sopravvissuti totali nel mondo saranno circa 500.000, come gli abitanti di Bologna.

Ci sarà moltissimo spazio per i rimanenti, staremo davvero larghissimi.

E allora quando finalmente il contatore segnalerà che le radiazioni sono scese e che è possibile uscire, uscirò, senza scarpe.


Praga sarà ricoperta da un’erba altissima, le piante rampicanti avranno raggiunto la cima della torre di Zizkov e l’orologio astronomico non sarà altro che un nido per gli uccelli. Ci saranno animali di tutti i tipi in giro per la città: martore, saltafango, vombati.

Sarà bello uscire, respirare un po’ di aria fresca, sapere per certo che Zeman non è più presidente.


Ma appena fuori dal mio bunker, per una strana casualità, vedrò qualcuno. Non un cerbiatto, non una scimmia, non un animale esotico. Un uomo, un sopravvissuto come me!


Ma come è possibile? Siamo così pochi su questo pianeta ormai, avremo centinaia di chilometri quadrati a testa a disposizione, e proprio qui deve stare? Io mi volevo godere la natura incontaminata, volevo stare da solo con le mie nuove speranze, volevo cercare di mangiare qualcosa che non sia fritto in santa pace. E invece c’è questo stronzo che passeggia sul mio territorio.


“Guarda che questo è il mio spazio, te ne puoi andare?”, mi dice.


Cosa? Io me ne dovrei andare? 

Non c’è altra soluzione, gliela devo far pagare a questo bastardo essere umano.